giovedì 31 maggio 2012

In carpione la trota e in padella gli asparagi



Anche se non disdegno la carne soprattutto se cucinata secondo  tradizioni di paesi lontani, posso affermare senza ombra di dubbio, di preferire il pesce. So che alcuni, pur apprezzandolo, lo evitano perché “bisogna pulirlo” e comprendo che l’operazione non sia tra le più piacevoli ma si può aggirare il problema se in pescheria chiediamo gentilmente di sviscerarci l’animaletto d’acqua per noi. Altra soluzione è quella di acquistare il pesce surgelato e per cui voglio spezzare una lancia a favore anche se gli italiani generalmente preferiscono scegliere il pesce fresco ma vediamo il perché. È indubbio che la freschezza di un alimento ci trasmette sensazioni di salubrità. Dai prodotti freschi possiamo immediatamente vedere il colore brillante, la tonicità ed eventuali difetti, inoltre diamo per scontato che questo sia stato da poco colto, pescato o macellato nel caso delle carni. Purtroppo non è sempre così.

 Capita di sentire parlare di scandali a livello alimentare, ristoranti che ci propinano alimenti scaduti, bar che riciclano gli scarti, magazzini alimentari in condizioni pietose e venditori che ci truffano facendoci acquistare prodotti diversi da quelli che siamo convinti di acquistare. Fortunatamente in Italia la legislazione igienico-sanitaria è molto severa e scrupolosa per cui in linea di massima possiamo stare tranquilli ma sappiamo anche che esistono persone senza ritegno che pur di vendere, adottano tecniche non legali con la possibilità di creare oltretutto seri danni alla salute della clientela.

Per evitare di essere frodati è bene imparare a conoscere ciò che mangiamo, essere in grado di leggere l’etichetta di un prodotto è quindi importante per capire cosa veramente stiamo per acquistare. Nel caso del pesce fresco invece è molto utile conoscere i criteri di valutazione della qualità dello stesso, fattori essenziali sono l’odore, il colore, la consistenza della polpa e l’aspetto dell’occhio. Purtroppo capita che per camuffare lo stato di putrefazione vengano aggiunte sostanze particolari, per cui se non avete una buona conoscenza dei prodotti ittici o una pescheria di fiducia, vi suggerisco vivamente di acquistare il pesce nella versione surgelata. Questo tipo di conservazione è di certo più sicura,  garantisce un abbattimento della carica batterica e l’uccisione di eventuali parassiti pericolosi. Anche in questo caso cmq è bene imparare a leggere le informazioni che ci vengono fornite tramite l’etichetta.

In un prossimo post approfondirò l’argomento (un giorno spero di riuscire a riportare nozioni relative l’etichettatura per ogni tipo di merceologia alimentare) ma ora veniamo alla cucina! Ovviamente, data la prefazione,non potete che aspettarvi una ricetta a base di pesce, per essere precisa, di trote, pescate da me e Paolo in un laghetto di pesca sportiva poco distante da casa, pulite e successivamente congelate per eliminare il rischio della presenza di parassiti.


TROTA IN CARPIONE CON ASPARAGI IN PADELLA

Ingredienti per due persone

Trota in carpione:
2 trote medie
500 ml vino bianco

mercoledì 30 maggio 2012

A spasso per ... camomilla



Come piccole perle di sole elargiscono colore e vivacità ai prati inebriando l’aria di un profumo dolciastro, simile al miele. Sono i fiori di camomilla. Fioriscono in primavera inoltrata, ricoprendo con la loro semplice grazia i cigli delle strade, i prati incolti e le rive dei fiumi. Mescolati ai papaveri creano un frizzante effetto cromatico che consolida il desiderio di stare all’aria aperta e di godere dell’armonia della natura.


Le proprietà della camomilla (Matricaria Chamomilla) erano ben note già nell’antico Egitto, dove i preparati con i fiori erano considerati dei validi rimedi per la cura di alcune malattie. Gli indiani invece la utilizzavano per alleviare diverse forme di dolori e contro l’ipersensibilità nervosa.

Oggi si può affermare che questo preziosa pianta possiede capacità anti-infiammatorie e calmanti contro le nevralgie, gli spasmi muscolari e i crampi intestinali. Viene inoltre utilizzata nei casi di dismenorrea e aiuta la digestione. In  estetica invece si utilizza sui capelli per le conosciute  proprietà schiarenti.

 Domenica, in campagna, ne ho potuta raccogliere un po’ con l’intenzione di fare dei buoni infusi che, vi posso garantire, non hanno nulla a che vedere con i preparati in bustina che si trovano nei supermercati. Essendo questa la prima mia esperienza, ho raccolto un po’ di informazioni sulle procedure di essiccazione dei fiori: ho letto che alcuni raccolgono la camomilla creando dei mazzetti che poi metteranno a seccare con le cime rivolte verso il basso, io però ho deciso di seguire una tecnica più laboriosa ma che, a mio avviso, sembra più corretta.

ESSICCARE LA CAMOMILLA

Raccogliere le infiorescenze nelle ore serali delle giornate soleggiate, direttamente dalla pianta (Wikipedia  scrive che è meglio raccoglierle dopo che avranno perso i petali ma prima di essersi seccati, io le ho raccolte con i petali perché i siti erboristici sembrano essere contrari).  Successivamente ho disposto uno strato sottile di fiori su un vassoio di carta e messi ad essiccare in terrazzo, all’ombra. È importante che il luogo sia ventilato per evitare la formazione di muffe. Il tempo di essicazione dovrebbe essere di circa 15 giorni (tra qualche giorno vi darò conferma anche se sicuramente questo periodo varierà a seconda delle condizioni climatiche), trascorso questo periodo i fiori si possono conservare in un vaso di vetro e al riparo della luce.

Fonti:
http://it.wikipedia.org
http://www.agraria.org

giovedì 24 maggio 2012

Ho ceduto alla bridge

Ieri sera ho ricevuto la mia nuova fotocamera, sono felicissima ed emozionata al pensiero di usarla!
Finalmente una fotocamera (quasi) come si deve … indecisa tra una professionale o una bridge ho pensato che le mie competenze, date da un breve corso di fotografia e un compagno fotografo, si adeguassero meglio all’ultima opzione, che definirei un ottimo compromesso tra una compatta digitale e una reflex.
L’obiettivo è fisso come sulla compatta ma vanta una buona luminosità e una lunghezza focale molto ampia, inoltre ha un ottimo grandangolo per la gioia mia e delle mie amate macro. Centinaia  sono le qualità che questa fotocamera possiede, spero quindi di riuscire a  promettere, con un po’ di pratica,  impegno e pazienza da parte vostra, foto più luminose e senza sfocature.
Dopo anni di collaborazione, saluto la mia fedele Canon rosa - sì rosa, perché? - che mi ha avvicinata al sorprendente mondo della fotografia, condividendo tutti i giorni momenti di  vita, sempre pronta, all’interno della mia borsa, nel caso in cui mi “scappasse” di fare una fotografia.
Grazie …

mercoledì 23 maggio 2012

Non ceno con le “scatolette”


Chi mi conosce bene sa che per quanto riguarda la mia alimentazione, sono una persona abbastanza difficile se pur si può affermare che mangio o quantomeno assaggio, davvero di tutto. Il mio unico, vero, pasto della giornata è la cena perciò mi piace coccolarmi con cenette goduriose e un buon calice di vino, senza tralasciare l’aspetto estetico del piatto, della tavola e l’importanza di una giusta atmosfera. La sensazione che si deve respirare è armonia.
Ieri sera nei miei programmi c’erano degli asparagi bianchi di Bassano da abbinare a delle uova dalla cottura insolita, che vi descriverò in un prossimo post ma … una volta aperto il frigo mi sono accorta che gli asparagi dovevano essere rimasti al supermercato. Sigh!
Lì per lì ho pensato che per quella sera dovevo rassegnarmi ai cibi in scatola che solitamente cerco di evitare, in primis, perché amo cucinare e questa soluzione mi concederebbe di farlo in maniera blanda e in secundis, perché appunto, amo cucinare e quindi conosco la differenza tra un cibo fresco e uno in scatola. Sia ben chiaro, non voglio denigrare i cibi pronti anzi, un buon prodotto e sottolineo, buono, garantisce un’ottima conservazione e qualità di preparazione che mantengono per quanto possibile, i valori nutritivi e la salubrità. Se non si sa scegliere un prodotto fresco, in effetti, a volte è preferibile optare per la soluzione più comoda (in scatola o surgelati) in quanto più sicuri.
Tornando a ieri sera, dopo qualche secondo di titubanza sull’aprire o meno una scatola di fagiolini, ho pensato che avrei potuto trasformare in qualcosa di originale la pasta ed il riso avanzati dal giorno precedente.
TORTINO DI RISO VENERE E PISELLI CON CROCCHETTE LEGGERE DI PASTA


Ingredienti per due persone
Tortino di riso venere:
150g riso venere già cotto

lunedì 21 maggio 2012

Profumo di rosa, profumo di primavera e di rinascita


Non so da voi ma qui al nord la primavera sembra non arrivare più. L’aria grigia e umida ricorda l’autunno ma le rose, gonfie di petali, riflettono la poca luce che filtra dalle nubi ricordandoci che questa è la stagione della rinascita. La pioggia continua a cadere ininterrottamente da stamattina, pare quasi voler accompagnare, come una colonna sonora, quel velo di profondo sconforto e amarezza che ha coperto l’Italia in questi ultimi giorni. Nemmeno il cielo ha voglia di sorridere.
Mi sento di essere vicina alle persone che a causa del terremoto hanno perso la casa, quella casa che ti sei costruito con il sudore e gli sforzi, quella casa che come un portagioie, “custodiva” te, i tuoi cari e i tuoi ricordi, quella casa in cui adesso non puoi più entrare. È così imprevedibile la vita. Ora ti senti forte e un attimo dopo ti manca, letteralmente, la terra da sotto i piedi. È la furia della natura, imprevedibile e violenta e contro della quale non possiamo far nulla.  Un altro pensiero va alle famiglie delle persone vittime. Immaginati a lavoro, cosa può succedere? Nulla, forse quello che temi di più è un confronto con il capo. Stavano lavorando in un capannone che in pochi secondi è crollato. Ora ci sei e un attimo dopo non ci sei più. Assurdo!
Voglio stringermi inoltre alla famiglia di Melissa, non ci sono parole per descrivere un atto simile. Una ragazza strappata alla vita, una ragazza innocente che aveva solo voglia di vivere, una ragazza vittima di un pazzo. La rabbia è intensa, la collera e il senso di impotenza che ci frustra dentro per non aver potuto evitare questa tragedia, crea un’energia che sembra voler esplodere da un momento all’altro.
Eventi drammatici, eventi che scombussolano l’animo, che rendono inermi; eventi  che fanno capire quanto piccoli siamo, che ci rubano l’identità.  Ora più che mai dobbiamo essere forti, la vita va avanti e come una rosa, possiamo tornare a sbocciare anche sotto la pioggia.


CONFETTURA DI PETALI DI ROSE
Ingredienti

domenica 20 maggio 2012

Un’idea colta dall’orto


Quest’anno ho deciso di abbandonare i vasi in terrazzo e di crearmi un piccolo orto in giardino.
La percezione che avverto, coltivando gli ortaggi direttamente sulla terra, è che la verdura assuma un gusto più intenso. Informandomi, ho appurato che la mia non è solo un’impressione, la terra, chiamiamola “vera”, è di sé ricca di elementi fondamentali per il nutrimento,  conferendo  vigore e salubrità alle piante senza il bisogno di fertilizzare spesso. Altra nota importante è la disponibilità di terra che qualsiasi vegetale deve avere, il vaso è costrittivo ed inoltre non permette un drenaggio corretto dell’acqua.
Lungo la rete che delimita il giardino perciò, da due mesi fanno capolino, con foglioline verdi di varie tonalità, carote, piselli, rucola, rapanelli, spinaci e insalata; che attendono di essere piantate invece ci sono ancora le piantine di fagiolini, cavoletti di Bruxelles, cetrioli e pomodori … non vedo l’ora!!
Ieri sera con orgoglio ho raccolto i primi prodotti dell’anno, una manciata di piselli e una di rucola. Poca roba, lo so, in effetti non è stato semplice pensare ad una cena dove rendere protagoniste queste due primizie. Quello che ne è uscito, con la compartecipazione di un piccolo sgombro è stato un piatto sorprendentemente delicato.
FILETTI DI SGOMBRO SU BRODETTO DI BACCELLI E GOCCE  DI RUCOLA
Ingredienti per due persone
Filetti di sgombro:
1 sgombro
½ cipolla dorata
alcune foglie di salvia
olio extra vergine di oliva
sale

mercoledì 16 maggio 2012

Piatti delicati e atmosfera rilassante al Forcellini 172

Quello che è stato reso evidente con la recente ristrutturazione del Forcellini 172 è il connubio tra natura e cibo, non per nulla lo chiamano “food-garden”.


Circondato da un incantevole parco secolare dov’è possibile organizzare banchetti e cerimonie, questo ristorante, unico in Padova, trasmette al cliente sensazioni di benessere ed energia. La percezione di naturale viene sviluppata dalla struttura perfettamente inserita nell’ambiente, combinando elementi architettonici alla natura, rispettando l’equilibrio insito nelle due materie. La stessa sala principale permette una totale immersione nel parco, grazie ad un innovativo sistema di vetrate e tetto apribili. Le tonalità verdi di alcuni particolari delle ben 7 sale, mettono altresì in luce la cura nei particolari: bicchieri, tovaglioli, tende e addirittura il biglietto da visita dalla simpatica forma di foglia, sottolineano la voglia di integrazione totale.

A diffondere armonia non è solo l’atmosfera, la cucina del Forcellini 172 di sicuro non stona. Le proposte culinarie seguono la stagionalità e rappresentano innanzitutto passione e ricerca. Nel menu, i piatti sono descritti dando importanza a tutti gli ingredienti principali che compongono la portata; d’altronde ogni singolo ingrediente partecipa alla realizzazione di una ricetta, un solo pizzico di curry evoca note indiane mentre un cucchiaio di salsa di soia ci porta immediatamente alla lontana Cina. Piovra arrostita con spinacine saltate, mandorle e miele, timballo di riso Carnaroli e zafferano con cuore di radicchio tardivo e morlacco su crema di broccoli, medaglioni di pescatrice in manto di speck su crema di peperoni rossi e gialli, queste sono solo alcune delle offerte gastronomiche che il ristorante propone ed è indubbio che a primeggiare in cucina è la creatività.

martedì 15 maggio 2012

Con la pasta madre, finalmente!


Finalmente ci sono riuscita, lievitazione perfetta e nessuna nota acida!

Qualche mese fa mi è stata regalata una piccola quantità di pasta madre da un’amica che conosce bene la mia propensione per la naturalità e soprattutto, comprende la mia curiosità di scoprire il perché dello trasformarsi della materia a partire dagli alimenti. Da qui nasce il forte desiderio di sperimentare a casa quello che si potrebbe comodamente reperire da una corsia del supermercato.
Immaginate quindi quanta può essere stata la gioia provata nel vedere quella massa biancastra dall’aspetto spugnoso,  appiccicata alle pareti del vasetto, quasi come a voler conoscere la persona che da quel momento in poi, si sarebbe presa cura di lei. :)

Pasta madre

Mantenere vitale la pasta madre è essenziale per la buona riuscita del prodotto finale. Sintetizzo in tre punti quelle che, a mio avviso, sono le regole fondamentali da apprendere ancor prima di passare alle operazioni concrete:

  • dedicare tempo. Rendiamoci conto che la pasta madre non può rimanere attiva senza di noi, come ho scritto sopra, ha bisogno delle nostre cure e come un animaletto, avrà bisogno di nutrirsi ed essere protetta. Scrivendo, mi è venuto in mente un altro esempio: vi ricordate il tamagotchi? J Meno poetico, ma rende l’idea! ;-)
  •  sensibilità e animo gentile. È necessario essere accorti e cercare di comprendere quello di cui la nostra pasta madre ha bisogno (temperatura, umidità, qualità di farina, ecc.), inoltre l’inclinazione alla serenità darà sicuramente risultati migliori.
  • Pazienza. Non disperiamo se i risultati non sono subito quelli sperati, bisognerà infatti mettere in conto un periodo  di qualche mese prima di arrivare a conoscere questo nuovo “essere” che, se vorremo, soggiornerà per sempre nel nostro frigo.
Domenica, dopo mesi di esperimenti dolci e salati, finalmente, ho provato un’ immensa soddisfazione da queste golose girelle con crema e cioccolato, idea con variante, tratta dalle minibrioche all’uvetta di Angie.

GIRELLE CON CREMA E CIOCCOLATO

venerdì 11 maggio 2012

A spasso per ... bruscandoli



Lo scorso week end dai miei, ho raccolto gli ultimi bruscandoli della stagione. Andare alla ricerca delle erbe di campo è una rivelazione, un’operazione rilassante che ti fa capire quante diverse sfaccettature esistano della campagna. Uno dei miei passatempi preferiti,  era proprio la passeggiata con il libro delle erbe in mano e la testa china a cercar chissà quale specie di vegetale selvatico; ora purtroppo il tempo è così risicato che a malapena riesco ad avvicinarmi al verde policromatico della campagna.

Ma veniamo alle caratteristiche di questa erbetta rampicante dal nome un po’ buffo. In Veneto, per bruscandoli si intendono gli apici del luppolo selvatico, ossia la parte più tenera e gustosa che colta in primavera regala ai piatti dove è impiegata, note delicate e leggermente amarognole.

La pianta, Humulus Lupulus,  è in grado di crescere anche fino a 7 metri  e se lasciata spontanea forma degli grovigli insuperabili; nasce lungo le rive dei fiumi, sulle siepi e ai margini dei boschi fino ad un’altitudine di 1200 metri. In Italia è stata introdotta nel 1847 dall’agronomo Gaetano Pasqui per la produzione della birra; è infatti il luppolo a dare il caratteristico gusto alla bevanda.

L’uso dei  bruscandoli in cucina è tipico dell’Italia settentrionale e anche se le classiche ricette sono semplici e povere, non sono pochi i ristoranti che si sbizzarriscono proponendo ai commensali piatti a base di asparagina in Lombardia, luventìn in Piemonte, urtizon in Friuli, con abbinamenti particolari e sicuramente creativi, di tutto rispetto.

Per il mio mazzetto avevo in mente la ricetta di Laura, con fettuccine e gamberi. Qui i bruscandoli tagliati finemente, formano una sorta di pesto che avvolge la pasta lasciandole leggere note amarognole in contrasto con quelle dolci e consistenti dei gamberi.


Foto: http://www.ivanborsato.it/blog/2009/06/09/riso-con-i-bruscandoli/

mercoledì 9 maggio 2012

Finalmente i miei pensieri



È passato quasi un anno da quando mi ero messa in testa di aprire un mio blog. Forse per pigrizia o forse per il pensiero che creare un proprio blog fosse un impegno troppo "impegno", fino a due settimane fa, appagavo la mia voglia  di scrivere pubblicando articoli su ingredienti, tradizioni e viaggi per vari quotidiani on-line.

Si scrive per condividere il proprio pensiero o passione, si scrive quando non si vuole dimenticare qualcosa, si scrive quando diventa difficile parlare. È un artista chi scrive emozionando il lettore. Io scrivo semplicemente per me, per la mia necessità di comunicare, accrescere le mie nozioni e per scambiare informazioni; scrivo  per rileggere dopo anni come pensava la mia testa, per rileggere e ridere, rendendomi conto di quanto sono cambiata.

Oggi finalmente ho realizzato uno dei miei piccoli desideri e pubblico il mio primo post nel blog che svilupperà la mia più grande passione: la cucina. La cucina vista dal canto mio, la cucina poetica, quella rispettosa degli alimenti, quella che si rimane incantati a guardare il piatto servito, deliziati al primo boccone e stupiti dopo aver appreso il perché degli abbinamenti. Già perché la cucina è alchimia, è un insieme di gusti, consistenze e colori perfettamente in equilibrio.

Io non sono di certo una cuoca e mi avvicino a voi in punta di piedi, con la voglia di riflettere, condividere e confrontarmi per imparare, libera dai vincoli canonici imposti.


Foto: "Infusi di fiori e frutta sulle bancarelle di Istanbul" di Valentina Marangoni